Uomo politico iraniano. Di umili origini, si trasferì con la famiglia a
Teheran quando aveva un anno. Qui compì i suoi studi fino a conseguire la
laurea in Ingegneria civile all'Università iraniana della Scienza e della
Tecnologia, presso cui lavorò poi come docente. Al periodo universitario risale
la sua adesione al movimento dei Guardiani della rivoluzione khomeinista. Fu
attivo durante la guerra tra Iran e Iraq (1988-89), al termine della quale
divenne prima vice-governatore e governatore delle città di Maku e Khoy, quindi
consigliere per il ministero della Cultura, membro del Consiglio Islamico e
governatore della neonata provincia di Ardabil (1993-97). Il suo nome iniziò
a essere noto anche in Occidente allorché, nel maggio 2003, divenne sindaco
della capitale, eletto nelle file dell'ultraconservatrice Alleanza per la
Creazione dell'Iran Islamico a Teheran. Presentatosi alle presidenziali
del giugno 2005,
A. batté al secondo turno, con oltre il 61% dei
voti, il rivale ed ex presidente Rafsanjani. La sua vittoria fu attribuita
in patria alla popolarità del suo semplice stile di vita e alla sua integrità
religiosa, nonché a una certa fama populista di difensore delle classi meno
agiate e di uomo non corrotto dal potere. Sul piano internazionale, invece,
la sua ascesa aprì uno scenario inquietante. Già in ottobre, infatti, il
neopresidente dell'Iran rilasciò inaccettabili dichiarazioni sullo Stato di
Israele, chiedendone la cancellazione dalla carta geografica e sostenendo
che l'Olocausto fosse solo un mito. L'immediata condanna da parte del Consiglio
di Sicurezza dell'ONU riportò l'attenzione anche sullo sviluppo del programma
nucleare di Teheran:
A. affermò che avrebbe continuato l'attività di
conversione dell'uranio riavviata nel mese di agosto in un impianto a Isfahan.
Nel dicembre 2006 il Consiglio di Sicurezza decise l'imposizione di sanzioni
commerciali al Paese al fine di ostacolarne i piani.
A. tuttavia
definì tale risoluzione "carta straccia". Il 21 febbraio 2007 scadde così
l'ultimatum delle Nazioni Unite senza che l'Iran di
A. si fosse
deciso a sospendere l’arricchimento dell’uranio e a trattare con la comunità
internazionale (n. Aradan, Teheran 1956).